COP 18: poche le speranze per il pianeta

Mentre la retorica sullo sviluppo sostenibile continua ad occupare i dibattiti e i programmi dei decisori politici, Goletta verde denuncia come con il recente Decreto per lo sviluppo del Ministro Passera alle 9 piattaforme petrolifere presenti nei mari italiani se ne potrebbero aggiungere altre 70. Peraltro facendo ricadere i costi sulle bollette dei cittadini che contribuiranno a finanziare il funzionamento delle centrali a petrolio.

Un campanello di allarme preoccupante che fa pendant con la notizia delle concessioni date a Shell per l’avvio delle perforazioni del ghiaccio artico che, come ormai noto, è il maggiore serbatoio di petrolio oggi non ancora sfruttato. La compagnia olandese dopo aver avviato le trivelle dei primi tre pozzi esplorativi – due nel mar di Chukchi e uno in quello di Beaufort – ha fortunatamente revocato il programma sia per le impervie condizioni climatiche e tecniche, sia per la poderosa azione condotta da organizzazioni di società civile, Greenpeace e Sierra Club in testa.

Così la Unione Europea e gli USA danno un segnale inequivocabile della tendenza in materia di politiche energetiche, confermato dagli atteggiamenti assunti ai “Climate change talks” tenutisi a settembre a Bangkok quando il loro capo delegazione Pershing affermò che “la rigidità del Protocollo  (di Kyoto, n.d.r.) ha garantito il suo fallimento” e ancora di recente confermati con i tentennamenti della UE in mateira di rispetto degli impegni assunti in materia di riduzione delle emissioni come deciso a Kyoto nel 1997.

E tutto ciò ad ormai meno di un mese dalla apertura dei lavori della Conferenza delle Parti – COP 18 che aprirà i battenti a Doha a fine mese. L’ultima chance prima della definitiva espirazione del Protocollo di Kyoto che decadrà al 31 dicembre di quest’anno.

Le speranze che si possa trovare un accordo per dare un seguito agli impegni necessari per una significativa riduzione delle emissioni inquinanti si affievoliscono.

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