Prima che le fregature di agosto ……

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Restano pochi giorni prima che la scellerata misura del Governo Monti assunta all’interno della spending review – quella di cancellare praticamente tutti i luoghi rimasti di concertazione con la società civile – diventi attuativa. La “commisurata reazione” auspicata da questo blog è in parte arrivata: Il Forum Nazionale del Terzo Settore, la maggiore rappresentanza di società civile italiana, ha minacciato l’abbandono di “tutti i luoghi istituzionali di confronto” con il Governo se non si procederà a rivedere la decisione presa. Una posizione chiara tanto da provocare anche il seguito stiracchiato della Associazione ONG Italiane che ha dichiarato come in caso di non revisione da parte del Governo “del suo indirizzo nei confronti di tutte le politiche sociali …. anche l’AOI sarà costretta a valutare la continuazione della collaborazione con i tavoli e i luoghi di confronto istituzionale“. Nessuna posizione ancora espressa pubblicamente, al contrario, dalle altre due reti di rappresentanza delle ONG: LINK 2007 e CINI.

Ci sono due aspetti che preoccupano in merito all’efficacia di simili “minacce”: la prima sta nelle probabilità che il Governo venga intimorito dall’indeterminazione di chi tira il sasso e nasconde la mano, dall’altro, paradossalmente, è che anche le rappresentanze che si stanno giustamente occupando e preoccupando di questa montiana nefandezza potrebbero essere completamente distratte da un altro percorso, questa volta parlamentare, che in queste ore gioca le sue carte determinanti.   Mi riferisco alle discussioni parlamentari sulla riforma della legge elettorale. Le sorti del porcellum e le nuove proposte legislative sul tavolo avranno riflessi pesanti sulle probabilità che le realtà di società civile possano avere riconosciuto in futuro un ruolo attivo e fattivo nella politica nazionale diverso dalla già sperimentata quanto inefficace prassi di cooptazione di qualche suo esponente di spicco.

I tempi stringono già di loro e le vacanze agostane incombono con la loro tradizionale tendenza a far passare provvedimenti indigesti facendo leva sul feriale allentamento di tensione. A settembre, comunque vada, sarà già campagna elettorale.

Condividendo l’improponibilità di uno sciopero dell’associazionismo con il quale ci si renderebbe presto conto dei pesantissimi costi che esso comporterebbe per il Paese, e immaginando la difficoltà delle rappresentanze di assumere misure ben più drastiche di quelle minacciate, non resta che avocarsi ai componenti di questo Governo di pregressa esperienza o militanza nel mondo delle associazioni. Perché non battono un colpo? Perché non fanno sentire la loro voce?

(pubblicato su blog.vita.it )

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