Guerra della bistecca: un precedente anche per gli OGM

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Dopo vent’anni di discussioni e diatribe tra Unione Europea e USA, pare conclusa la nota guerra della bistecca. Il 14 marzo scorso, infatti, il Parlamento Europeo ha approvato a larghissima maggioranza (650 voti a favore, 11 contrari e 11 astenuti) la possibilità per la UE di vietare l’importazione di carne bovina allevata con ormoni della crescita e steroidi. Il tutto ha avuto inizio nel 1996 quando USA e Canada, a nome dei loro allevatori che maggiormente ricorrono a tali sostanze nella nutrizione del bestiame, hanno fatto ricorso al tribunale della OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) rispetto al divieto di importazione nei Paesi UE e contemporaneamente innalzato dazi e barriere doganali nei confronti di altri prodotti esportati dall’Europa verso i Paesi nordamericani. La motivazione del ricorso: lesione dei principi di libero scambio e libera concorrenza che, come noto, sono i pilastri portanti delle politiche della OMC.

La decisione del Parlamento di Bruxelles è importante per due differenti motivi. Innanzitutto per la valenza salutistica che tal decisione comporta per noi cittadini UE: i dubbi sollevati da parte della comunità scientifica internazionale circa gli effetti soprattutto sullo sviluppo sessuale dei bambini indotti dall’alimentazione con abbondanti quantità di carni trattate con ormoni della crescita e steroidi, bastano a salutare con favore il divieto imposto. In seconda battuta, per il valore procedurale che la decisione comporta. Infatti, la votazione al Parlamento europeo si è fondata sul principio di precauzione: quel principio del diritto internazionale che, in assenza di unanimità della comunità scientifica circa la sicurezza di utilizzo di un prodotto, ne impone la sua sospensione dal commercio.

Un precedente importantissimo anche per altre battaglie che la società civile internazionale sta conducendo, in primis quella sui prodotti e le sementi geneticamente modificate (OGM). Anche in questo caso, infatti, la divisione della comunità scientifica sugli effetti indotti da questi alimenti sulla salute umana, imporrebbe il ricorso allo stesso principio di precauzione come applicato per le carni USA.

Da ora in poi, avremo un altro buon motivo per chiedere la moratoria immediata per la loro introduzione e coltivazione in Italia ed in Europa.

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