Cinque per mille: una buona notizia con qualche neo

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Dopo anni di insistente richiesta delle rappresentanze del terzo settore italiano, finalmente il Governo Monti ha deliberato la stabilizzazione del “cinque per mille”. Istituito nel 2006, questo strumento di vera sussidiarietà, ad oggi è già stato utilizzato da oltre 15 milioni di italiani che in questi sei anni hanno significativamente contribuito al sostentamento degli innumerevoli servizi ed attività che le associazioni no profit gestiscono in favore dei cittadini più bisognosi e per il bene comune dell’Italia.

Una buona notizia, dunque, tuttavia ancora macchiata da qualche neo che ancora si attende venga definitivamente rimosso dall’Esecutivo in carica. Innanzitutto, la salvaguardia del diritto di libera scelta dei contribuenti: nulla, infatti, deve compromettere o limitare la possibilità degli italiani di scegliere a quali dei numerosissimi soggetti ammessi destinare i proventi derivanti da questo istituto. In secondo luogo, eliminando, o almeno innalzando significativamente, il “tetto” di copertura finanziaria ancora oggi fissato ad un livello decisamente inferiore al gettito potenzialmente raggiungibile (per il 2012 la legge di stabilità lo ha nuovamente stabilito in 400 milioni di Euro). Terzo, riprecisando e limitando i criteri di accesso degli enti ed associazioni al fine di discernere con maggior puntualità le categorie e i soggetti realmente compatibili con le finalità e gli obiettivi voluti dal legislatore e espellere le non poche realtà oggi beneficiarie che poco hanno a vedere con essi.

Sono misure e decisioni che molto contribuirebbero a rendere ancora più efficace il “cinque per mille” dando ad esso più trasparenza e maggior efficienza. Certo che se oltre a ciò l’Agenzia per le Entrate provvedesse a rispettare quanto previsto per legge con il DPCM del 23 aprile 2010, che impone la pubblicazione degli elenchi dei soggetti ammessi e di quelli esclusi per l’anno 2010 comprensivi delle scelte fatte e dei relativi importi devoluti, si potrebbe coronare il plauso alle istituzioni del nostro Paese. Un anno di ritardo, infatti, ci pare oltre ogni limite di accettabilità della fisiologica inadempienza della burocrazia italiana.

(articolo pubblicato su Repubblica.it)

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