BUON LAVORO AL NEO MINISTRO ALLA COOPERAZIONE ED INTERGRAZIONE

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Cooperazione Internazionale: Expo e Governo Monti

All’indomani degli entusiasmi provocati dall’insediamento del Governo Monti, vorrei provare a ragionare un po’ più a freddo sulla novità costituita dall’inedito Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione. Innanzitutto, esprimendo un sincero apprezzamento per il fatto in se: finalmente e dopo anni nei quali mi sono speso in tale direzione, viene assegnata una delega specifica alla cooperazione, tra l’altro facendolo a livello di “ministro”. Un primo passo che potenzialmente reinserisce tra le priorità della nostra politica la cooperazione allo sviluppo ulteriormente rafforzato dal valore aggiunto di aver ricomposto dentro la necessaria coerenza le politiche di cooperazione internazionale e di integrazione. Queste infatti, sono le due facce dello stesso problema sino ad oggi trattate separatamente, a tratti contraddittoriamente, dai precedenti Esecutivi.

Un segnale positivo, va detto, che si aggiunge a quelli sopraggiunti nelle scorse settimane: la rivisitazione del principio omnicomprensivo della “legge di stabilità” per quanto attiene gli stanziamenti di EXPO 2015, dimostrando che la politica dei tagli può essere applicata con il discernimento necessario a sottrarvi quelle spese necessarie alla ripresa del Paese; la convocazione del Forum Nazionale del Terzo Settore tra le parti sociali nelle consultazioni di rito fatte dal Presidente Monti che, sebbene prassi dovuta dato il riconoscimento formale assegnato dall’allora Premier Roano Prodi alla maggior rappresentanza della società civile organizzata, è stata di frequente disattesa dagli ultimi Governi.

A questi primi, risulterebbe superfluo aggiungere le valutazioni più che positive rispetto alla scelta della persona del Professor Andrea Riccardi. Una personalità di tale livello, preparazione, credibiltà e competenza  che completa il quadro di un giudizio positivo sulle prime scelte fatte dal nuovo Presidente del Consiglio.

Ciò premesso, non posso altresì esimermi dal sollevare alcuni nodi che, ritengo, il neo Ministro Riccardi dovrà quanto prima sciogliere fornendo così i primi indicatori della sua azione. Ad iniziare dal suo status si Ministro “senza portafoglio”. L’Italia ha bisogno di riconquistare la credibilità persa sullo scacchiere internazionale anche attraverso un’iniezione di risorse e di finanziamenti per gli impegni assunti e mai onorati con la comunità internazionale. La gestione delle risorse che speriamo siano assegnate al Ministro e l’autonomia decisionale nel loro utilizzo saranno questioni non di poco conto da giocarsi probabilmente in un non scontato rapporto con i Ministri degli Affari Esteri, dell’Interno e, come sempre, con quello dell’Economia ovvero lo stesso Presidente del Consiglio. Poi, la collocazione funzionale e le conseguenti relazioni che il Ministro dovrà instaurare con la Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo del MAE, ormai svuotata di ogni operatività dato l’azzeramento dei fondi di sua competenza, con la potentissima diplomazia della Farnesina, spesso rispondente ad interessi lontani dalle finalità della cooperazione internazionale, e con l’inamovibile potere del funzionariato amministrativo e burocrate degli Esteri e della Ragioneria dello Stato i quali, sfruttando l’assenza politica del precedente Governo, hanno rafforzato la loro arroganza ed il loro potere decisionale. Una strada in salita non priva di trabocchetti e insidie tesi al fine di conservare lo statu quo raggiunto e la prosecuzione di interessi ed obiettivi politco-strategici ormai evidenti. A seguire, il Ministro Riccardi avrà non poco filo da torcere volendo restare coerente alle idee che spesso, avendo il privilegio di conoscerlo e frequentarlo personalmente, gli ho sentito affermare con grande passione e convinzione circa l’impianto complessivo di una politica responsabile ed eticamente corretta di cooperazione e di integrazione sociale. Gli interessi di parte di categorie ben affermate nel Paese e lobbisticamente molto influenti, le visioni contrapposte tra filoni culturali e politici delle finalità e delle strategie di cooperazione, le collusioni, le strumentailzzaioni e le “ragion di stato” che hanno sin qui deviato dagli stessi binari fissati dalla Legge vigente le azioni della cooperazione governativa, eserciteranno una pressione non indifferente sulla coerenza intellettuale e morale che il Ministro ha certo saputo dimostrare. Infine, non potrei esimermi dal ricordarlo, egli dovrà esprimersi ed agire rispetto agli attacchi sferrati contro il mondo del volontariato e delle ONG sia sul piano economico, sia ed ancor di più su quello strategico. I reiterati tentativi di stravolgere, per non dire cancellare, una storia decennale di impegno diffuso, popolare e autentico di organizzazioni impegnate nella solidarietà internazionale, siano essi sferrati dai funzionari ministeriali o dalle nuove multinazionali del business umanitario, richiederanno molta determinazione per riaffermare, consolidare e sostenere una “via italiana” alla cooperazione che troverà una sua rinnovata identità solo a patto di non riprodurre modelli consoni ad altri contesti sociali, culturali e politici e di mantenere quella caratterizzazione valoriale che ha storicamente caratterizzato questa “parte buona” del nostro Paese.

Impossibile prevedere la durata del primo Governo Monti. Certo è che a questi spetta il compito di preparare e gestire due appuntamenti internazionali di altissimo livello come la cosiddetta COP 17 (la Conferenza Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in calendario a Durban a fine novembre) e la Conferenza di RIO + 20 in programma per il prossimo giugno in Brasile per fissare un’agenda per lo sviluppo sostenibile. In entrambe ci sarà in ballo la vera grande questione di questi tempi: come coniugare crescita ed equità nelle loro dimensioni inter ed intra generazionali. Una sfida propriamente afferente alle deleghe del nuovo Ministro che costituirà una cartina di tornasole per la sua coerenza di azione, della quale non dubitiamo, ma anche della considerazione effettiva e fattuale che la cooperazione e l’integrazione avranno nel programma di governo che attuerà l’Esecutivo ieri insediatosi.

(articolo pubblicato su Repubblica.it)

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