Terzo Settore virtuoso nonostante la crisi

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Nonostante 25 dei 37 miliardi di pagamenti “arretrati” da parte delle amministrazioni pubbliche siano a carico delle Organizzazioni di Terzo Settore, la percentuale di rientro del debito di queste realtà nei confronti delle banche cui hanno attinto per ottenere finanziamenti e prestiti rimane al 99,6%. Queste in sintesi le dichiarazioni dell’Amministratore Delegato di Banca Prossima, Mario Morganti, riportate dal quotidiano Avvenire lo scorso 26 agosto. Per di più, il misero 0,4% ancora non restituito è frutto solamente di qualche ritardo e dilazione e non è considerato dalla Banca come credito non esigibile.

Sono cifre e dati che la dicono lunga su un paio di situazioni che stiamo attraversando nel nostro Paese. Innanzitutto, confermano una crisi invadente che sta attraversando tutta l’economia nazionale ed anche le oltre 250.000 associazioni no profit attive in Italia. Una crisi che, secondo l’AD Morganti e lo stesso Ministro Tremonti intervenuto nei giorni scorsi al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, è tutt’altro che conclusa, anzi che secondo Morganti lascia prevedere come “dietro l’angolo ci aspettano periodi anche peggiori”. In seconda battuta, ripropongono il tema degli investimenti e dei tagli alla spesa pubblica. In assenza di un giusto equilibrio tra sforbiciate e incentivi, e soprattutto senza scelte politiche che sappiano ridurre gli sprechi, che vanno ben oltre i “costi della politica” demagogicamente citati da tutti come la causa di tutti i mali nazionali, ma al contempo incentivare la ripresa produttiva e dell’economia nazionale si entra in un circolo vizioso dal quale sarà difficilissimo uscire. Infine, sono numeri che riconfermano l’alto disinteresse del Governo per un settore come il Terzo Settore che, tutti i dati lo dimostrano, resta uno dei pochi appigli per le fasce più deboli della popolazione duramente colpite dalla crisi economica in atto. E’ ancora lo stesso Morganti a dire una parola chiara: “lo Stato deve credere di più nel Terzo Settore e agire di conseguenza”. Sono dichiarazioni da noi condivise perché finalmente lasciano intravvedere un rapporto tra pubblico, privato e privato sociale non di subordinazione, ma di reciproca considerazione dei ruoli e delle funzioni indispensabili giocate dai diversi soggetti attivi del nostro Paese.

(Articolo pubblicato su Repubblica.it)

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