Lavoro, casa, politica; i giovani non ci credono (quasi) più

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Il Rapporto La condizione giovanile in Italia, Rapporto Giovani 2023”, curato dall’Istituto Giuseppe Toniolo, offre un interessante spaccato delle giovani generazioni che richiede riflessione e considerazione. Il titolo del Comunicato stampa emanato dallo stesso Istituto in occasione della pubblicazione del Rapporto lo scorso 16 giugno, è alquanto eloquente: “Tra disincanto e voglia di futuro. Lavoro, casa, politica: i giovani non ci credono (quasi) più”.

Tanto che, a fronte di una media europea che registra una percentuale inferiore al 10% della popolazione dei cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training), in Italia i giovani tra i 15 e i 24 anni che non hanno né cercano un impiego e non frequenta una scuola né un corso di formazione o di aggiornamento professionale sono ancora il 15%, posizionando il nostro Paese in fondo alla classifica UE.

Il Rapporto ci consegna una fotografia di ragazze e ragazzi che vorrebbero una scuola molto più rispondente alle loro prospettive lavorative future; con un maggior numero di occasioni formative sul campo, di laboratori pratici e di contatti con il mondo del lavoro; con più ampia possibilità di scegliere il piano di studi per renderlo maggiormente aderente alle proiezioni del futuro personale. Scorrendo il Rapporto si può facilmente affermare che queste caratteristiche della scuola immaginata dei giovani di oggi, accomunino oltre la metà degli studenti. La perdita di posti di lavoro in era COVID, stimati in un totale di 900mila unità, ha avuto le maggiori conseguenze sui lavoratori più giovani e potrebbe essere una plausibile concausa di queste tensioni. Così come, questa volta credo senza ombra di dubbio, i desiderata da loro espressi nel Rapporto possono essere spiegati dal livello medio delle retribuzioni percepite dagli under 30: un giovane su quattro, infatti, dispone di un reddito inferiore al 60% rispetto alla media nazionale, allorché lo stesso gap medio misurato su scala europea si attesta ad un ben inferiore 20%.

La casa di proprietà rimane uno dei traguardi più desiderati dai giovani: circa uno su tre mette in cima alle proprie priorità l’acquisto di una casa, obiettivo che, per il 76% di loro, dovrebbe essere sussidiato con adeguati incentivi all’acquisto e/o all’affitto (72%). Tuttavia, precisando con nettezza (52%) che una casa “non è per sempre”: contrariamente alle generazioni precedenti, più della metà del campione ritiene che l’acquisto di una casa sia una scelta temporanea, con un’alta probabilità di poterla cambiare per adattarla ad altre scelte che faranno nel corso della vita.

Altrettanto interessanti le rilevazioni effettuate sul versante del rapporto con la politica. Con un positivo miglioramento generale della considerazione riservata alla politica e ai rapporti con essa instaurati rispetto alle precedenti indagini, spicca nel Rapporto come il 78% dei nostri giovani sia convinto che la politica abbia la possibilità di migliorare la vita dei cittadini. Un dato connesso con la percezione di due under 30 su tre che giudica il vivere nel nostro Paese peggiore rispetto al resto dell’Europa (rilevazione effettuata da SWG).

Un dato, quest’ultimo citato, che fa pendant con il giudizio espresso rispetto agli spazi di partecipazione e azione riservato ai giovani dalla politica: il 62% ritiene del tutto insufficiente quanto sinora concesso dai partiti. Ancorché inferiore allo stesso dato rilevato nel 2018 (76%), che una abbondante maggioranza dei giovani non si senta valorizzato e considerato e non trovi luoghi di militanza nelle attuali forze politiche, rimane una problematica aperta che impone un’urgente e profonda riflessione-azione. Anche perché, quasi la metà (48%) del campione ricompreso nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni, esprime la convinzione che “andare a votare non serva a nulla”.

Volendo affiancare le percentuali citate a quelle relative al crescente astensionismo che progressivamente caratterizza le votazioni in Italia – 16.6 milioni di elettori (36,2% del corpo elettorale) alle ultime politiche del 2022 – tra i quali non pochi per manifestare “un’opzione politica”, diventa essenziale e prioritario arginare e controvertere questa deriva. Almeno dal punto di vista di chi non si accontenta di accomodarsi su oligarchici privilegi comunque garantiti.

La speranza, e al tempo stesso la grande responsabilità che discende da siffatta situazione per chi oggi gestisce i luoghi di aggregazione politica, sta in quell’indicatore alquanto significativo dato da una stragrande maggioranza di giovani che si dichiarano pronti a modificare in positivo le considerazioni e i giudizi in merito: l’83% risponde affermativamente alla domanda “Se la politica italiana offrisse vero spazio di partecipazione e azione per giovani che vogliono impegnarsi, questo migliorerebbe la tua visione della politica italiana?”.

Trovare luoghi e percorsi per cogliere, coltivare, alimentare e, soprattutto, non deludere questa disponibilità, è un dovere di tutti e per tutti. Per le differenze di merito, poi, saranno gli stessi giovani a discernere e scegliere. Di certo, anche alla luce della coerenza e della consistenza, ovvero della prosopopea e della declamatoria di facciata.  

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